di come e qualmente la Fattoria fece bene all’Infanta e meglio ancora a Seavessi.
I fatti senza fronzoli:
Domenica l’Infanta è andata alla Fattoria
Lunedì si è divertita un sacco
Martedì è sprofondata in un brutto attacco di mammite e ha chiesto di essere portata a casa, cosa che è prontamente avvenuta.
I fronzoli:
Seavessi ha qualche problema con il “va bene così”. Arriva, Seavessi, da un’educazione un filo più… diciamo competitiva? Insomma del tipo se cominci lo finisci, se hai fatto 30 puoi fare 31, se stavolta hai fatto bene la prossima devi fare meglio. Non è una cattiva educazione, tutt’altro, non è sbagliato spingere un bambino a superare quelli che crede che siano i suoi limiti, fargli scoprire di cosa è capace. Non avesse fatto così NonnaG con una Seavessi settenne e terrorizzata dal togliere i braccioli, Seavessi non avrebbe mai imparato quanto ama nuotare.
Non è sbagliato in sé, ma ovviamente esistono tempi e modi, e Seavessi a volte li sbaglia. Senza scusanti, li sbaglia proprio secchi. Principalmente con se stessa, trascinando per tigna impegni e occupazioni che non la interessano più, pretendendo sempre quel niente in più che non riesce a fare. Riuscendo spesso a sentirsi insoddisfatta e non “brava abbastanza”, quando in realtà è solo sciocca e ostinata. Inevitabilmente, gettando con questo un po’ di quest’ombra sull’Infanta.
ma non stavolta.
L’Infanta in fattoria è andata sul cavallo, ha dormito in tenda, ha arrostito wurstel sul fuoco, ha fatto enormi bolle di sapone. E’ tornata con le stelle negli occhi.
Seavessi per una volta, non si è intestardita.
Ha pensato che va bene chiamare la mamma per tornare a casa
che va bene fermarsi
che va bene dire basta
che va bene ascoltarsi
che va bene anche non finire
che va bene prendere tutto il buono e portarlo a casa prima che inacidisca per esasperazione
che va bene riprovarci
che va bene avere cinque anni
ed essere tanto più sagge della mamma.